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Ponte Morandi: il pensiero di un genovese nel giorno della demolizione

Le ultime due pile rimaste del Ponte Morandi di Genova spariranno oggi

Verranno demolite con l’uso della dinamite. Il commissario straordinario e sindaco di Genova ha parlato di demolizione a “rischio 0“, nonostante la diffida dell’Osservatorio Nazionale Amianto sull’uso dell’esplosivo. Esistono infatti elementi “non chiari che riguardano le gravi problematiche a livello ambientale relativamente al pericolo di aerodispersione di polveri, fibre d’amianto e altri cancerogeni presenti tra i materiali di costruzione del viadotto crollato e nelle abitazioni sottostanti”.

Per molto tempo si sono messe a tacere le voci che parlavano della possibile presenza di amianto nel ponte: già il 27 agosto Costantino Saporito, Coordinatore Nazionale del Sindacato USB dei Vigili del Fuoco, aveva denunciato con un video la presenza di cemento sospetto.

In nome della velocità si può mettere a rischio la salute dei cittadini, in una regione e in una città che detengono il lugubre primato di casi di mesoteliomi. Le possibili conseguenze della dispersione delle polveri infatti non saranno immediatamente visibili, a differenza dello spazio vuoto che si andrà a creare al posto del ponte.

Ancora non è chiaro ai cittadini dove e come verranno smaltiti i rifiuti, che sono stati stimati per 120 tonnellate. Aspetto messo in evidenza sia dall’Osservatorio sia dal Comitato Liberi Cittadini di Certosa: “la popolazione non sarebbe stata messa a conoscenza adeguatamente sia sull’intenzione riguardo l’esplosione del ponte, ma anche su altre tematiche come l’evacuazione e lo stoccaggio e il trasporto dei detriti delle due pile fatte saltare in aria con la dinamite”.

Nel giorno della demolizione niente polemiche

Oggi non è il giorno adatto per fare polemica. Qualcuno sicuramente obietterà ciò, magari comodamente seduto a centinaia di chilometri dal ponte. Ma forse ha ragione. Oggi è un giorno di speranza. Si spera che con la demolizione definitiva finisca il teatrino politico. Così attento al ponte nel tentativo di incantare l’opinione pubblica. Non ci saranno più passerelle, applausi, fischi o selfie al funerale delle 43 vittime, non ci saranno più facce sorridenti davanti al plastico del ponte. Non ci saranno più battute di fronte all’ad di autostrade che fa crollare il plastico del ponte futuro. Allo stesso modo speriamo di non vedere mai più una torta a forma di ponte, tagliata con il sorriso.

Dopo questa giornata si spera infine che smetteranno anche i proclami, iniziati poco dopo il 14 agosto. All’inizio Genova doveva riavere un collegamento entro un mese. Poi i Genovesi avrebbero percorso di nuovo la Valpolcevera entro Pasqua. Le strade danneggiate nel crollo riaperte in tempi record: salvo poi essere richiuse alla prima folata di vento. Tutto ciò oggi dovrebbe finalmente finire.

Oggi si deve ricordare

Oggi non si fa polemica: si ricorda. Innanzitutto le 43 vittime, la cui vita è stata spezzata in un istante solo per aver percorso nel momento sbagliato l’autostrada. Un pensiero anche ai parenti e al loro dolore. Si ricordano inoltre i vigili del fuoco e la protezione civile e l’intera macchina dei soccorsi che si è attivata pochi minuti dopo la tragedia. Si ricordano gli sfollati.

A questi si aggiungono i ricordi personali. Ricorderò per sempre il messaggio di una mia amica che mi diceva che era crollato il ponte, che era “una tragedia”. Subito non ho capito a quale ponte si riferisse: non sapevo che il costruttore fosse Morandi, per tutti era il viadotto dell’autostrada. Quando mi ha mandato le prime foto ho capito che non stava esagerando: era davvero una tragedia.

Camilla Gaggero