La raccolta fondi di Sea Watch tra beneficenza e insulti
Un po’ di chiarezza sulla raccolta fondi della Sea Watch
Da una settimana all’ordine del giorno vi è il caso della Sea Watch 3 e della raccolta fondi aperta da Franco Matteotti e Fabio Cavallo tramite Rete nazionale antifascista, una rete che raccoglie le più grosse pagine antifasciste di Facebook come Il Partigiano, Padri e Madri della Libertà e Il razzismo non ci piace. Senza Maschera ha intervistato Fabio Cavallo.
Come è nata l’idea di lanciare una raccolta fondi per la Sea Watch 3?
Abbiamo ritenuto ingiusto il trattamento subito da Carola: salvare vite umane non è un reato. L’Italia è uno dei firmatari della Convenzione di Amburgo (nota anche come SAR, firmata il 27 aprile 1979, è un accordo internazionale elaborato dall’Organizzazione Marittima Internazionale, volto a tutelare la sicurezza della navigazione mercantile, con esplicito riferimento al soccorso marittimo, ndr). Quando il nostro Paese doveva rivedere il Trattato di Dublino, il ministro Salvini non si è presentato alle riunioni.
Non condividiamo il modo in cui è stata trattata la vicenda: l‘ennesima campagna elettorale fatta sui migranti. Ormai è una mania di persecuzione, ma anche un’abile strategia per spostare l’attenzione dai problemi reali del Paese.
Il governo avrebbe dovuto far scendere i migranti e solo dopo contestare eventuali infrazioni . Non condividiamo il metodo, la violenza verbale sui social, il modo in cui è stata messa alla gogna. Inoltre, mentre Salvini dichiara la guerra alla Sea Watch, fuori dai riflettori immigrati continuano continuano ad arrivare nel nostro paese con barconi e barchini: è palese che non risolverà mai il problema perché l’immigrazione è un fattore ciclico della storia umana. Può però lavorare a livello internazionale coinvolgendo le Nazioni Unite e l’Europa. ad esempio presentandosi alle riunioni per la modifica del Trattato di Dublino.
Quanto è stato raccolto?
Dal 26 giugno sono stati raccolti da Rete antifascista italiana 438.138€, molto di più di quanto ci saremmo potuti immaginare. Avevamo fissato il raggiungimento del nostro scopo a €349.049, con la scelta simbolica di ripetere per due volte il numero 49. Questi soldi verranno usati per le azioni legali, per pagare la multa contro la Sea Watch 3 e per l’armamento della nave, ossia le spese per quanto riguarda salvataggio in mare, gasolio, viveri e così via. I soldi che avanzano rimarranno a disposizione per la prossima missione in mare.
I soldi non vengono gestiti da noi, e non vorrei dover gestire tanti soldi: si occupa di tutto Facebook. Terminata la raccolta fondi, dopo 15-20 giorni, verranno versati sul conto della ONG e rilasciata la ricevuta. L’accusa di lucrarci sopra è totalmente falsa.
Cosa ne pensi dell’intervento del PD?
Anche se mi hanno accusato di essere un pdiota (così viene chiamato chiunque non appoggia un’azione qualsiasi del governo), in realtà non ho mai votato il PD in vita mia. Rete italiana antifascista è apartitica, non sostiene nessun partito. Del resto è anche colpa della sinistra se siamo arrivati a questa situazione. Ritengo che sia giusto che gli esponenti del PD siano intervenuti in quel modo, ma avrebbero forse dovuto farlo come privati e non come partito. Seppur ingiusto, esiste un decreto legge: va sì contestato, ma in una certa maniera, ad esempio facendo appello alla Corte Costituzionale.
La raccolta fondi ha ricevuto numerose critiche, tra cui quella di Patrizia Rametta, esponente della Lega, che ha twittato un presunto screenshot (in un italiano assolutamente scorretto) di Alessandra Vella, la gip di Agrigento che ha scarcerato Carola, in cui sosteneva la raccolta fondi del suo “amico” Fabio Cavallo
In questi giorni mi sono arrivati moltissimi messaggi di insulti per aver avviato la raccolta fondi per la Sea Watch. Questo tweet però mi ha particolarmente infastidito: è volutamente ambiguo, allude a chissà quale trama sotterranea. Tanto più che arriva da un’esponente della Lega: avrebbe dovuto verificare che quanto scritto fosse vero prima di pubblicare, avrebbe potuto contattarmi in privato. Sicuramente contro di lei farò un esposto alla procura, per tutelare la raccolta fondi e il gip di Agrigento. Non ho mai conosciuto Alessandra Vella, non sapevo chi fosse prima della sentenza, sono di Milano mentre lei è siciliana, mai avuto rapporti.
Alessandra Vella si è limitata ad applicare la legge. La Libia non è un porto sicuro e il bombardamento di questi giorni lo ha confermato, mentre la Tunisia non ha firmato la Convenzione di Amburgo.
Il Giornale ieri ha intitolato un articolo: “Col milione di euro per Carola si costruivano 450 pozzi in Africa”, cosa vorresti rispondere?
Si tratta di donazioni di privati, ciascuno può donare per ciò che ritiene più opportuno. Con i soldi delle donazioni la gente può fare quello che vuole, mentre mi risulta che Il Giornale riceva finanziamenti pubblici, perché non li usa per fare i pozzi in Africa? Per il futuro stiamo pensando a una collaborazione con Nicolò Govoni, che si occupa di costruire scuole e aiutare le persone sul posto. Anni fa io avevo donato per i terremotati dell’Aquila.
La gente ha deciso di donare: perché Il Giornale non fa lo stesso? Dove sono le sue donazioni?