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Un premio Nobel finanziò la guerra in Etiopia nel 1935

Il contesto storico della Guerra d’Etiopia

Nel 1935 l’Italia fascista dichiarò guerra all’Etiopia, uno dei pochi stati africani ancora indipendenti. L’azione faceva parte del progetto della costruzione di un impero fascista, con lo scopo di dimostrare al mondo la potenza italiana. La Società della Nazioni, nata dopo la Grande Guerra, e di cui l’Etiopia era membro, impose all’Italia pesanti sanzioni economiche per far desistere il Duce da quella conquista.

Non essendo le sanzioni abbastanza rigide, si ottenne però l’effetto contrario a quello auspicato: Mussolini le utilizzò a favore della propaganda, ottenendo così sempre più consenso. Il 18 dicembre 1935, un mese dopo l’entrata in vigore delle sanzioni, il governo sancì la Giornata della Fede. Gli Italiani furono chiamati a donare l’oro per la patria, tra cui le fedi nuziali, per finanziare la guerra africana. Chi donava la propria fede nuziale d’oro ne otteneva in cambio una in metallo, di nessun valore, realizzata dall’autorità governativa con l’incisione “Oro alla patria”.

Questa storia è conosciuta pressoché da tutti, ma forse è meno noto che tra l’oro donato ci fu anche la medaglia di un premio Nobel

L’iniziativa dell’Oro alla patria acquistò per gli Italiani una forte valenza emotiva, tanto da spingere a partecipare personaggi illustri quali Benedetto Croce, Luigi Albertini e Gabriele D’Annunzio. Uno degli intellettuali più influenti della prima metà del Novecento decise addirittura di donare la medaglia del premio Nobel per la letteratura vinta l’anno precedente. Si tratta di Luigi Pirandello, celebre romanziere e autore di teatro, il cui rapporto con il fascismo è stato spesso origine di opinione discordanti tra gli storici.

C’è infatti chi ritiene che l’adesione al fascismo sia stata una semplice facciata, l’interpretazione del ruolo che la società si aspettava da lui. Così avviene per tanti suoi personaggi, da Mattia Pascal a Vitangelo Moscarda. D’altra parte, Pirandello chiese direttamente al Duce tramite una lettera di aderire al fascismo. E lo fece nel 1924 in un periodo in cui, dopo l’assassinio di Matteotti, il partito fascista aveva perso molto consenso e non si era ancora consolidato.

Il premio Nobel

Luigi Pirandello aveva vinto il premio Nobel soltanto un anno prima, nel 1934. La motivazione fu la seguente: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. La notizia della vittoria lo raggiunse nella sua casa di via Bosio tramite un telegramma dell’Accademia di Svezia.