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Cari Salvini e Meloni, siete voi divisivi non il 25 aprile

Ogni anno si ripresentano puntuali le polemiche sul 25 aprile

Evidentemente festeggiare la liberazione da vent’anni di dittatura infastidisce alcuni. Il problema però è quando esternazioni da bar di vecchi nostalgici si trasformano in dichiarazioni più o meno ufficiali di politici. Politici che in quanto tali dovrebbero difendere e onorare la nostra festa nazionale. Il 25 aprile sarebbe “divisivo”, ma a renderlo tale sono stati proprio quelli che lo criticano e che da settimane cercano di sminuirne l’importanza. A partire dal ministro Salvini che ha osato definirlo “un derby tra fascisti e comunisti”:

Il 25 aprile ci saranno i cortei, i partigiani e i contro-partigiani e i rossi e i neri e i verdi e i gialli. Siamo nel 2019 e mi interessa poco il derby fascisti-comunisti. Mi interessa il futuro del nostro paese.

Solo ricordando il passato però si può evitare di ricommettere gli stessi errori in futuro: dividere le persone a seconda dell’appartenenza etnica e religiosa, credere alcune superiori alle altre, disprezzare e mettere a tacere chi la pensa diversamente. Forse il ministro dell’interno non ha l’interesse che questo venga ricordato. Pertanto oggi Salvini non parteciperà alle celebrazioni della Festa della Liberazione, passando la giornata in Sicilia, perché “Liberazione che ora serve al Paese è quella dalla mafia“. Se fosse così solerte anche nell’andare in Parlamento, dove finora ha fatto solo l’1,73% di presenze, forse potrebbe pensare davvero alla mafia: a meno che non sia convinto di estirparla a forza di cannoli.

Giorgia Meloni e l’ossessione delle Foibe


Chi soprattutto si sente offesa da questa giornata è Giorgia Meloni, che ha inveito su twitter contro i manifesti del 25 aprile affissi a Roma, ritenendo che fossero un oltraggio alla memoria dei martiri delle foibe. Chiedendo che il sindaco Raggi li togliesse come aveva fatto con i manifesti pro-vita: non è ancora chiaro il nesso logico. Addirittura Fratelli d’Italia vorrebbe abolire sia il 25 aprile sia il 2 giugno, feste troppo divisive, sostituendole con il 4 novembre. Non ci si poteva aspettare un comportamento diverso da chi ha scelto il proprio candidato solo in base al cognome, che lo ha reso automaticamente un patriota pur avendo la residenza fissa ad Abu Dhabi. Ma la sua politica divisiva si sta rivoltando contro di lei: al sondaggio “chi è anti-italiano?” lanciato dal suo social manager su twitter, i vincitori sono risultati proprio lei e Mussolini.

La prossima volta che Salvini giurerà sulla Costituzione o che la Meloni si appellerà all’articolo 21 contro la “censura indiscriminata sui social network”, dovrebbero ricordarsi che senza la Resistenza e senza i partigiani la Costituzione non esisterebbe, così come non esisterebbe la democrazia che permette loro di essere politici.

Camilla Gaggero