Ceuta, la felicità dei migranti che riescono a entrare in Europa
600 migranti ieri sono riusciti a entrare in Spagna a Ceuta
Ceuta è una delle ultime rimanenze del dominio coloniale spagnolo in Africa. Una piccola Europa nel continente nero, meta prediletta da chi vuole emigrare. Il 26 luglio un gruppo di oltre 800 persone ha provato a scavalcare la doppia recinzione, alta sette metri e circondata da una barriera di filo spinato lunga 8,4 chilometri. Secondo la Croce Rossa, 132 persone sono rimaste ferite tra i migranti mentre oltre 600 sarebbero riuscite a entrare nel territorio spagnolo. Sarebbe il più grande sconfinamento da quando, nel febbraio 2017, oltre 850 migranti riuscirono ad entrare nell’enclave in quattro giorni.
Centinaia di migranti sono stati arrestati sul suolo marocchino, mentre altri sono stati respinti dalla Guardia Civil in Marocco. I feriti hanno ricevuto assistenza dai 50 volontari della Croce Rossa. Unidici, con ferite e fratture causate dal filo spinato, sono stati trasferiti in ospedale.
Perché rischiare la vita in questo modo?
Tra quelli che ce l’hanno fatto c’è chi sicuramente ha visto decine di amici o parenti morti, picchiati o respinti nel tentativo di realizzare il proprio sogno. Ecco allora la gioia incontenibile di chi è entrato a Ceuta:
Vedendo immagini del genere non si può non sentire un nodo al cuore, esultare con loro, come se fosse un giorno di festa. La festa di chi spera in un futuro migliore, godendo di quei diritti umani che nei loro paese di origine non esistono. Migliorare la propria condizione di vita è uno di quelli.
Eppure di fronte a una tale incontenibile felicità c’è chi parla di invasione, di sostituzione etnica programmata. Si invoca a gran voce un maggior controllo alle frontiere, si chiede di sparare senza pietà. Perché gli immigrati sono bestie da abbattere. Sono esseri inferiori. Io vedo solo delle persone felici. E la felicità ancora non è un reato, anche se si è immigrati.
Camilla Gaggero