“A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia
“A ciascuno il suo”, romanzo breve di Leonardo Sciascia pubblicato da Einaudi nel 1966
Una lettera anonima viene recapitata al farmacista Manno. L’anonimato nella Sicilia del 1964 può significare una sola cosa, una minaccia: “Per quello che hai fatto morirai”. La lettera viene presa come uno scherzo dal farmacista che non ha nessuna colpa. Pochi giorni dopo però viene trovato morto insieme al dottor Roscio, con cui andava abitualmente a caccia.
Sulla scena del crimine non vi è nessun indizio significativo, per cui la polizia vaga alla cieca. Parallelamente inizia a indagare sul caso anche Laurana, professore di latino e greco nel liceo del capoluogo. Uomo mite e un po’ curioso, che a quarant’anni abita ancora con la madre, nota sulla lettera minatoria qualcosa di particolare. In controluce si leggono le parole UNICUIQUE SUUM, “a ciascuno il suo”. Si tratta dell’intestazione di un giornale di nicchia, L’Osservatorio romano, letto da pochissime persone in paese.
La strada si dimostra un vicolo cieco, ma grazie ad alcuni eventi casuali Laurana riuscirà a trovare la giusta strada per la soluzione del caso. E se il vero bersaglio non fosse stato il farmacista Manno come tutto credevano? E se fosse stato invece il farmacista a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato in compagnia del dottor Roscio?
La mafia e la corruzione
Il finale del romanzo lascia l’amaro in bocca al lettore: nessuna giustizia è infatti possibile in un paese corrotto e dalla mentalità mafiosa che investe tutti, dai politici ai semplici cittadini.
-Lei vota per il partito di Testaquadra?
-Non per il partito… Cioè; per il partito, si capisce, ma in subordine… Come tutti, qui… C’è chi è legato ad un uomo politico da un sussidio, da un coppo di spaghetti, da un portodarme o da un passaporto; e chi, come me,è legato dalla stima personale, dal rispetto, dall’amicizia…
Lo stesso professor Laurana del resto, seppur di animo buono, non collabora con la polizia per assicurare gli assassini alla giustizia: per lui si tratta poco più di una sfida intellettuale.
Era un uomo civile, sufficientemente intelligente, di buoni sentimenti, rispettoso della legge: ma ad aver coscienza di rubare il mestiere alla polizia, o comunque di concorrere al lavoro che la polizia faceva, avrebbe sentito tale repugnanza da lasciare perdere il problema.
“A ciascuno il suo” è certamente una lettura piacevole, anche grazie alla prosa asciutta di Sciascia. Apprezzabile per la sua denuncia sociale e la sua verosimiglianza, può oggi risultare complesso da comprendere fino in fondo a più di cinquant’anni di distanza.
Camilla Gaggero