Senza maschera

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Scuola

I temi di quinta elementare del Novecento mostrano la decadenza della scuola di oggi

La scuola di oggi è completamente diversa rispetto a quella del secolo scorso.

L’uso in aula di tablet e LIM ha segnato una differenza epocale: chissà cosa penserebbe un insegnante di 50 anni fa entrando oggi in una classe. Ma ciò che davvero conta non è la forma, bensì la sostanza: come è cambiato il livello di istruzione degli alunni? Una risposta può essere trovata nella lettura di due temi di quinta elementare del ‘900.

Il primo dei due temi è datato 1903 ed è stato scritto a Ghilarza

Traccia: “Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli rispon­deresti?

 

Carissimo amico,
Poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stia bene di salute.

Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non ripren­derai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelli­gente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi?

Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no reste­remo zucconi. Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna.

Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi.
Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.

Il consiglio all’amico

L’alunno conclude il tema dando un importante consiglio all’amico, di una profondità che difficilmente si può riscontrare oggi in un bambino di 10 anni.

Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio “l’ozio è il padre dei vizi.”
Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Fran­cesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillan­tissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.
Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito.

Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili.
Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.

Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal
Tuo aff.mo amico Antonio.

temi
Fonte: oggiscuola.com

L’alunno in questione è Antonio Gramsci. A soli 10 anni scrisse un tema che farebbe impallidire non solo un alunno delle elementari di oggi, ma anche un liceale. Tranne per l’uso di qualche termine colloquiale, la proprietà lessicale è impeccabile: ortografia e sintassi quasi perfette. La padronanza della lingua lascia esterrefatti.

Tema del 1944. Titolo: “Rovistando in solaio”

Giorni or sono non sapendo cosa fare salii in solaio e mi posi a guardare tutte le antichità tra cui molti abiti. Vi erano anche dei vecchi mutandoni della nonna! Svelta me li provai. Mi arrivavano sino ai piedi. Scoppiai in una risata continuando a vestirmi. Sopra ad ogni cosa misi un grande abito da sera, certo della nonna.

Mi guardai allo specchio e esclamai con gioia: “Sembro proprio una piccola dama dell’800!”. Presi una borsa e infilatami un paio di guanti corsi giù. Per la scala però constatai con rabbia di non essermi messa le scarpe. Risalii.

Per fortuna c’era un paio di scarpe lunghe quanto me e me le misi: “Ora si che sono antica” eslamai. Di sotto la gona mi si vedevano oltre ai mutandoni due scarpe lunghe che facevano veramente ridere.

Scesi in cucina e mi presentai come una dama inglese. Tutti mi riconovvero e risero della mia burla. Quando mi smascherai affermarono che ero veramente irriconoscibile e che quell’acconciatura mi si addiceva a meraviglia.

Salii di nuovo e mi divertii più di prima. Aprii una cassa e che meraviglia: una divisa da garibaldino con la sciabola mi incantò.
Toltami i panni da dama dell’800, indossai la divisa garibaldina stringendo nel pugno la lunga spada con la quale scansai un quadro. Non l’avessi mai fatto! Uscì fuori una frotta di sorci, ed io che fino al momento mi ero immaginata di essere in un campo di battaglia, al solo veder quel brulicar di topi, fuggii e inciampando da tutte le parti ruzzolai fino in fondo alle scale. Mi vergognai di aver dimostrato una viltà del genere, pur indossando una divisa garibaldina.

Quale alunno oggi scriverebbe così?

Anche questo tema si commenta da solo. Sono presenti degli errori di ortografia, come eslamai, gona e conovvero, ma la padronanza lessicale e verbale è notevole: quale bambino oggi sa usare in questo modo il passato remoto? Quello che lascia più stupiti è la riflessione finale della bambina: mostrare paura con indosso la divisa garibaldina è una vergogna. Chissà se i bambini di oggi sanno chi è Garibaldi.

Diversi metodi educativi danno origine a diversi temi

Le differenze tra questi due temi e quelli di oggi non possono essere dovuti a un’intelligenza fuori dal comune di Gramsci e dell’altra bambina. Evidentemente non tutte le modifiche apportate in questi decenni hanno avuto conseguenze positive. Le numerose riforme che si sono succedete negli anni hanno perso di vista il bene degli studenti. La scuola si è semplificata e ogni giorno questo processo va avanti, tanto che ormai non si può più essere bocciati nemmeno alle medie.

Prendere delle batoste nella vita, come un brutto voto, trovarsi di fronte a una difficoltà o addirittura essere bocciati aiuta a fortificare il carattere e a maturare. Ma la maturità sembra oggi un momento nefasto dell’esistenza, che deve essere allontanato il più possibile: adulti che si mettono sullo stesso piano di ragazzini e fanno di tutto per essere giovanili lo dimostrano in pieno.

Non mancano comunque i cambiamenti positivi: oggi l’istruzione obbligatoria è fino ai 16 anni, mentre all’epoca dei temi studiare era un lusso che non tutti potevano permettersi e finire la quinta elementare era già un privilegio. Mia nonna mi raccontava sempre quanto aveva pianto perché non aveva potuto proseguire gli studi.

Inoltre oggi nessun insegnante si sognerebbe mai di legare la mano sinistra di un alunno dietro la schiena o di colpire con un righello le dita di chi sbaglia.

Una raccolta dei temi del Novecento è presente nel sito www.quaderniaperti.it

Camilla Gaggero