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Scuola

“Gli insegnanti: una casta di privilegiati con tre mesi di ferie”

Nessun lavoratore gode degli stessi privilegi degli insegnanti: fanno tre mesi di ferie l’anno, lavorano massimo 18 ore a settimana, prendono la tredicesima e godono delle agevolazioni del contratto statale. Tutto questo, però, non è sufficiente per loro e non fanno altro che lamentarsi.

Una vera ingiustizia: almeno secondo molti italiani, che non nutrono grande stima nei confronti degli insegnanti.

Rimanessero chiacchiere da bar, fatte tanto per prendersela con qualcuno, non ci sarebbero problemi. Il punto è che purtroppo queste stesse affermazioni si sentono in ambiti pubblici, ad opera di giornalisti e di politici. Sia di destra che di sinistra. Molte critiche piovono sugli insegnanti, ma in quanti conoscono davvero la loro professione?

“Gli insegnanti lavorano poche ore a settimana”

Alle ore di insegnamento vanno aggiunte quelle di lavoro difficili da quantificare e per questo scarsamente considerate. Non si può pensare di entrare in aula e di parlare per 60 minuti senza avere una preparazione alle spalle. Anche gli insegnanti devono studiare, per rendere interessante la lezione, supportati dall’uso di nuove metodologie. Oltre alla preparazione individuale, la legge 107/2015 al comma 124 ha introdotto la formazione obbligatoria, strutturale e permanente. Si tratta di corsi che possono durare da 10 fino a un massimo di 60 ore.

Una volta spiegata la lezione, bisogna controllare che gli alunni abbiano studiato, il che implica preparare le verifiche in base al programma svolto e poi correggerle. Ogni docente ha in media non meno di 120 studenti ed è obbligato a fare almeno sei verifiche scritte ad anno scolastico: può arrivare a correggere mille scritti. Avete presente la calligrafia dei vostri figli? Immaginate di dover interpretare la scrittura di centinaia di alunni diversi: quanto tempo serve?

E se il test da correggere è un tema? Come minimo si tratta di un protocollo, quattro pagine scritte fittamente, e una sola lettura di certo non basta per una buona correzione. Lavoro che comunque deve essere fatto in fretta, se si vuole evitare che a ogni ora di lezione gli studenti chiedano in coro :”Ha corretto le verifiche? Le ha portate? Come sono andate?” O che addirittura vengano i genitori a lamentarsi dei tempi di attesa.

E ancora

Gli insegnanti dedicano 80 ore l’anno per le attività collegiali, da svolgersi di norma di pomeriggio: ore dedicate ai Collegi dei docenti, ai colloqui con le famiglie e ai Consigli di classe. A queste si sommano le convocazioni del Dirigente scolastico: se in una delle proprie classe esiste un problema (e sicuramente esiste) il dirigente convoca gli insegnanti per discuterne e per trovare le soluzioni al caso.

Inoltre può capitare che gli insegnanti abbiano più scuole o plessi da raggiungere nella stessa giornata di lavoro. Perché gli insegnanti non stanno tutto il giorno comodamente seduti in cattedra come si crede. Infine non bisogna dimenticare la valanga di scartoffie che ogni docente deve compilare ogni anno: questionari di valutazione degli alunni, della classe, di autovalutazione e così via.

“Gli insegnanti hanno tre mesi di ferie l’anno”

Ecco il cavallo di battaglia più gettonato in assoluto. Tenendo presente la difficoltà di lavorare con bambini e ragazzi, tre mesi di ferie sarebbero pienamente giustificati, ma comunque nei fatti questi non esistono. Tra riunioni, scrutini e lavori in segreteria, le ferie iniziano in realtà il 30 giugno. Senza contare i professori delle classi quinte delle superiori che si occupano degli esami di stato. Se sono esterni e devono andare in un’altra scuola, spesso dall’altra parte della città, secondo voi qualcuno si occupa del rimborso spesa per il tragitto compiuto o di assegnare loro buoni pasto?

Per correggere un compito della cosiddetta “maturità” si hanno dei tempi molto ridotti, ma le condizioni in cui si corregge sono delle più disagevoli, in quanto tutti gli insegnanti devono correggere nella stessa aula gli scritti di diverse materie: una vera babele di numeri, verbi, formule chimiche, declinazioni greche o latine.

I docenti riprendono in genere servizio il primo settembre, chi lavora nelle superiori anche prima: altro che tre mesi di ferie.

“Gli insegnanti sono strapagati e hanno il privilegio di avere un contratto statale”

Continuiamo con i luoghi comuni. Anche questi facilmente smentibili nella realtà. Da uno studio di Fpa, società del gruppo Digital360, è emerso che tra i lavoratori della pubblica amministrazione i dipendenti della scuola sono quelli più sottopagati con 29.130 euro l’anno contro i 142.554 dei magistrati, i più pagati (eppure nessuno si sogna di fare i conti in tasca a un magistrato). Inoltre da 4 anni lo stipendio dei dipendenti pubblici è stato bloccato: altro che agevolazioni e privilegi!

“Perché gli insegnanti non fanno altro che lamentarsi?”

Non è solo questione di pessima posizione sociale e insulti gratuiti. Oltre alla mole di lavoro non considerato, vanno aggiunti molti altri fattori che chi non lavora quotidianamente nella scuola ignora.

A stretto contatto con i giovani

Lavorare con bambini e ragazzi non è per niente facile. Bisogna avere pazienza, stare attenti a quello che si dice e si fa, essere autorevoli senza alzare la voce, saper attirare l’attenzione e rendere interessante lo stesso argomento a trenta personalità diverse. È essere amico degli alunni, senza esagerare, per non perdere di rispetto; è capire le loro potenzialità prima di loro e aiutarli a tirarle fuori. Tutto questo mentre la maggior parte dei diretti interessati ritiene la scuola una perdita di tempo e usa il tempo in aula per parlare, ridere, chattare e adesso anche giocare con i fidget spinner. L’attenzione riservato all’insegnante è inversamente proporzionale alla maleducazione acquisita negli anni dagli alunni.

I genitori hanno sempre ragione

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Fonte: Ultima voce

Se un docente prova a riprendere uno studente per un suo comportamento scorretto, se ne pente. I genitori infuriati vanno da lui o lei chiedendo spiegazioni, non riuscendo a comprendere come mai il loro figlio perfetto abbia subito un’ingiustizia così oltraggiosa. Nemmeno i genitori rispettano gli insegnanti, pretendendo di avere sempre ragione e che questi siano lì a loro servizio. Come ci si può attendere un atteggiamento diverso dai loro figli?

Stress, stress e ancora stress

Non è tutto qui però. A questi elementi vanno aggiunti la situazione di precariato che per molti si protrae per anni, i trasferimenti da Sud a Nord d’Italia, il susseguirsi infinito di riforme dannose per la scuola, ad opera di ministri che di scuola ne sanno veramente poco. E ovviamente il difficile rapporto con i colleghi e l’inevitabile nascita di conflitti. Un insieme di fattori che fa venire meno la necessaria tranquillità sul posto di lavoro e che ha ripercussioni sulla salute degli insegnanti. Non a caso molti soffrono della sindrome di Burnout, ovvero di una sindrome di esaurimento emotivo, di depersonalizzazione e derealizzazione personale.

Infine non bisogna mai dimenticare che fare l’insegnante vuol dire prendere la mano di un bambino e lasciarla andare quando è adulto e in grado di comprendere da solo il mondo. Gli insegnanti si occupano del processo di crescita, sviluppo e maturazione dell’individuo: insegnare è creare il mondo di domani.

Camilla Gaggero