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Genova, referendum del Codacons: “preferisci un ponte nuovo?”

Il referendum online di Codacons

Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Siamo arrivati anche a questo a Genova, con l’assurdo referendum proposto da Codacons: Preferisci un ponte nuovo in tempi più lunghi o utilizzare la struttura rimasta per risparmiare tempo?

Risparmiare tempo? Dopo 43 morti ancora si pensa a risparmiare tempo? Da genovese mi risulta difficile non lasciarmi prendere dalla collera, ma cercherò di spiegare l‘insensatezza di questo referendum. Il primo aspetto, evidente, è che non si può di certo far decidere ai cittadini cosa fare di un ponte spezzato a metà: il voto di un panettiere o un operaio vale lo stesso di quello di un architetto o ingegnere? La democrazia non è sempre la risposta a tutto, specialmente in situazioni così delicate.

Inoltre, ma questa è davvero una piccolezza, il referendum si chiama “Referendum web per i cittadini di Genova”, ma può votare chiunque: un fiorentino o un palermitano possono decidere del destino di una città in cui magari non sono mai stati?

Una proposta ridicola e offensiva

Adesso entriamo nel merito però dell’assurdità di questa proposta, definita “seria e non provocatoria” dalla stessa società dei consumatori. Da anni andavano avanti costanti monitoraggi e lavori di manutenzione sul ponte, relativamente giovane ma deterioratosi più velocemente del previsto. Morandi infatti aveva progettato quel ponte quando passavano dalla città molti meno veicoli: mai l’architetto si sarebbe potuto immaginare che 25.000 mezzi al giorno sarebbero passati dal viadotto Polcevera. Destinati per altro ad aumentare con l’ampliarsi del porto.

Come si potrebbe quindi salvare una parte di un ponte che è ritenuto inadatto? Anche se il ponte rimasto intatto fosse in condizioni perfette, cosa improbabile visto che era in programma il rafforzamento del pilone 10, quello caduto, e del 9, si condannerebbe la città a un’altra tragedia annunciata. Il cemento armato ha una vita breve e richiederebbe continui lavori, a costi sempre più elevati. Con i soldi spesi per mettere pezze al ponte, cominciate già pochi anni dopo l’inaugurazione, se ne sarebbe potuto costruire uno ex novo. Proprio pochi giorni prima del crollo erano cominciati nuovi lavori di manutenzione.

L’insensibilità di Codacons

Addirittura dopo il crollo si è parlato di possibili danni alla struttura e di difetti di progettazione: ne è consapevole Codacons o vuole salvare un cimitero? Inoltre è consapevole che il ponte genovese ha due gemelli? Uno distrutto da una petroliera e l’altro chiuso perché a rischio crollo. Cosa si dovrebbe salvare allora? Per non rimanere imbottigliati nel traffico, che attanaglia le vie di Genova già dalle 5 di mattina, bisognerebbe pregare ogni volta che si sale sul ponte? Tanto valeva porre così il referendum: preferite respirare smog e rischiare che anche le ambulanze rimangano bloccate nel traffico mentre viene costruito un nuovo ponte o sperare di non morire passando su quello vecchio rattoppato?

Per il referendum del Codacons ecco la mia risposta da genovese: preferisco non vengano scritte stronzate.

Camilla Gaggero