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10 maggio 1933: i nazisti danno fuoco ai libri

La cultura fa paura, tanto quanto gli avversari politici

Perciò i regimi totalitari la temono tanto e cercano di osteggiarla in ogni modo. Come disse De Sanctis “un popolo ignorante non ragiona, ma ubbidisce“. Proprio quello che desiderava il nazismo, così il 10 maggio 1933 si arrivò a bruciare i libri in diverse piazze della Germania. Da 5 mesi Hitler aveva preso il potere e da marzo erano già attivi in Germania i campi di concentramento per gli oppositori politici.

A organizzare il rogo di libri furono gli stessi studenti tedeschi, abbindolati dalla propaganda nazista che designava come nemici gli intellettuali, soprattutto se ebrei o di sinistra. E subito l’iniziativa incontrò l’appoggio del governo nazista. Con una meticolosità che ricorda l’Indice della Santa Inquisizione, gli studenti dell’Università di Berlino stilarono liste di scrittori e libri “non tedeschi”. Il rogo notturno in cui si diede  fuoco a più libri fu quello del 10 maggio 1933 nella piazza di Opernplatz, oggi Bebelplatz. Trasmesso anche alla radio e accompagnato da canti, musiche, scenografie ed illuminazione, provocò l’emulazione in altre città tedesche, sin oltre la metà del mese di giugno.

10 maggio 1933
Fonte: the Dandelion Chronicles

Il ministro della propaganda Goebbels

Davanti a 40.000 tedeschi entusiasti, vennero dati alle fiamme in quella notte circa 25.000 libri, mentre il ministro della propaganda Joseph Goebbels infervorava così gli animi dei presenti contro la “cultura degenerata“:

Studenti, uomini e donne tedesche, l’era dell’esagerato intellettualismo ebraico è giunto alla fine. […] Il futuro uomo tedesco non sarà un uomo di libri, ma piuttosto un uomo di carattere ed è in tale prospettiva e con tale scopo che vogliamo educarvi. Vogliamo educare i giovani ad avere il coraggio di guardare direttamente gli occhi impietosi della vita. Vogliamo educare i giovani a ripudiare la paura della morte allo scopo di condurli a rispettare la morte. Questa è la missione del giovane e pertanto fate bene, in quest’ora solenne, a gettare nelle fiamme la spazzatura intellettuale del passato. È un’impresa forte, grande e simbolica, un’impresa che proverà al mondo intero che le basi intellettuali della repubblica di Novembre si sono sgretolate, ma anche che dalle loro rovine sorgerà vittorioso il padrone di un nuovo spirito.

Nel rogo finirono tutti i libri che difendevano idee contrarie ai principi nazisti: dalle opere dei teorici marxisti a quelle che esaltavano la Repubblica di Weimar ed osteggiavano il nazismo, dagli autori che criticavano i fondamenti della religione e della morale a tutti gli intellettuali di sinistra. Tra i nomi più noti: Karl Marx, Bertolt Brecht, Thomas Mann, Herbert Marcuse, Ludwig Wittgenstein, Hannah Arendt, Edith Stein, Max Weber, Erich Fromm, i pittori Paul Klee, Wassili Kandinsky e Piet Mondrian. Anche i libri Albert Einstein e Sigmund Freud andarono incontro alla stessa fine.

Il ricordo del 10 maggio 1933

10 maggio 1933
Fonte: TripAdvisor

A Bebelplatz oggi una camera piena di scaffali bianchi vuoti, visibile da un pannello luminoso appoggiato a terra, ricorda quel drammatico evento. Inaugurata nel 1995, l’opera dello scultore israeliano Micha Ulman rende visibile tutt’ora il vuoto lasciato da quei roghi. Accanto al monumento è posta una targhetta con una frase scritta da Heinrich Heine nel 1821: “Quando i libri verranno bruciati, alla fine verranno bruciate anche le persone”. Una profezia che da lì a poco si sarebbe avverata.

Camilla Gaggero